Ottantasette gli anni del nonno nell'87. Cinque i miei. Una manina d'anni tutti in un bambino dagli occhi celesti.
Ed è bizzarro come quelli dagli occhi celesti amino l'azzurro.
Come io con il mare.
E in quell'ottantasette c'ero andato al mare, con il nonno. Era l'anno dell'anguria. L'estate torrida e soffocante in cui capivo che se il mondo poteva partorire frutti così grandi e onde così infinite, io avrei potuto immaginare desideri e afferrarli.
E in quell'ottantasette c'ero andato al mare, con il nonno. Era l'anno dell'anguria. L'estate torrida e soffocante in cui capivo che se il mondo poteva partorire frutti così grandi e onde così infinite, io avrei potuto immaginare desideri e afferrarli.
Affettarli anche.
Come l'anguria.
La panchina traballante di fronte al mare, sotto alla stellata di luci del baracchino, dove l'aria calda accarezzava me e il nonno, mi rassicurava. Buffo come un pezzo di legno dondolante mi desse conforto.
La panchina traballante di fronte al mare, sotto alla stellata di luci del baracchino, dove l'aria calda accarezzava me e il nonno, mi rassicurava. Buffo come un pezzo di legno dondolante mi desse conforto.
Li potevo mangiare l'anguria.
Tutte le sere.
E guardare le onde.
E perdermi nella banalità di un azzurro che diventa blu al calar della luce. E coccolarmi nei sogni dolci d'anguria in un futuro di bambino, accompagnato dalle onde spumeggianti in porti americani.
E la mente correva, e il masticare si faceva lento, e i semini li ingoiavo per pigrizia fino a che il nonno, trascinandomi mano a mano, mi immergeva in un piumone leggero dove i sogni mi potevano nuotare accanto.
E la mente correva, e il masticare si faceva lento, e i semini li ingoiavo per pigrizia fino a che il nonno, trascinandomi mano a mano, mi immergeva in un piumone leggero dove i sogni mi potevano nuotare accanto.
La serenità del buio spegneva il celeste degli occhi e mi accarezzava la mente sognante.
Abbracciato ad un'anguria aspettavo l'indomani.»
Testo e musica di Elletì.
Si, avete letto bene.